Il cammino è ovunque, è dentro di noi, non finisce mai, ma bisogna decidere di partire veramente…
È così che decido di intraprendere il Cammino dei Briganti, per provare un’esperienza di viaggio in tenda e in solitario, per mettere alla prova me stesso, capire quali sono i miei limiti e quali sarò in grado di superare.
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Il Cammino è un percorso ad anello che parte e termina a Sante Marie (AQ), 100 km che attraversano un tratto montuoso caratterizzato da quote medie, tra gli 800 e i 1300 m, con la possibilità di un’eventuale escursione facoltativa per raggiungere i 1788 m del lago della Duchessa, all’interno dell’omonima riserva naturale.
Si percorre l’antica linea di confine tra Stato Pontificio e Regno Borbonico lungo la quale, più di un secolo e mezzo fa, si muovevano i briganti.
Qui, a cavallo tra la Marsica abruzzese e il Cicolano Laziale, quando l’esercito sabaudo iniziò a conquistare queste zone per l’unificazione del Regno d’Italia, gli abitanti, per lo più contadini, si diedero alla clandestinità.
Fuggivano dalla violenza e dalle tasse decuplicate dai nuovi padroni, dalla leva divenuta obbligatoria e incompatibile con le attività agricole, da un padrone che si era imposto e non era ben visto.
Storie che si possono ancora ascoltare durante gli attraversamenti nel racconto dei discendenti di quei briganti, famiglie che ancora oggi abitano queste splendide e incontaminate zone.
Il Cammino dei Briganti è fatto di natura incontaminata, selvaggia, non addomesticata.
Non aspettatevi di fare una camminata leggera e trovare hotel o grandi strutture a ospitarvi. Confort e lusso dimenticateli a casa.
Attraverserete sottoboschi impervi, a volte scivolosi, salendo verso le cime di alcune montagne svetterete osservando panorami mozzafiato delle vallate che conducono alla maestosità del Monte Velino, vero protagonista e figura onnipresente nel Cammino, per poi ridiscendere verso il paese successivo.

Devierete il percorso previsto per trovare una fontana attiva dove rifornire le vostre borracce.
Percorrerete sterrati, roverelle, mulattiere, attraversando prati e vallate incontaminate.
Incontrerete vacche al pascolo e greggi di pecore. Cavalli liberi nelle praterie e se siete fortunati cervi e caprioli. Ammirerete i grifoni girare sulla cima del Velino, maestosi, liberi.
Verrete ammaliati dalla grande ospitalità, loquacità e disponibilità della gente locale, che vi offrirà senza esitare una seduta all’ombra, un po’ d’acqua e qualcosa per rifocillarvi.
All’occorrenza ci sono anche strutture ricettive a conduzione familiare. Privati che aprono le loro case, affittano stanze e preparano pasti completi per poche decine di euro.
Per chi invece decidesse di fare il Cammino in tenda, il bivacco è consentito dal tramonto all’alba come in tutta Italia.
Nessuno vi dirà niente, se avrete rispetto del luogo dove monterete la tenda e di come lo lascerete alla vostra ripartenza.
Considero l’avventura in tenda l’esperienza che più completa il Cammino.
Sdraiarsi sulla terra, diventarne parte. L’odore dei prati, della rugiada, dei boschi. I rumori dei suoi abitanti nella notte.
Addormentarsi cullati dal frinire dei grilli.
Svegliarsi col bosco, con la natura: un qualcosa di primordiale e complementare.
Riprendere il Cammino fermandosi a parlare con la gente al bar del paese, con le persone che lungo la strada vi sorrideranno incrociando il vostro sguardo perso e affaticato, augurandovi “Buona strada!”.
E se pensate di affrontare il Cammino dei Briganti in solitaria, non preoccupatevi: incontrerete tanta gente, camminerete insieme senza conoscervi veramente solo all’inizio.
I rapporti che nascono camminando sono rapporti veri tra chi va oltre l’apparenza, che vengono messi alla prova in un giorno o in poche ore di cammino, quando inizierà a mancare l’acqua nelle borracce, le scarpe vi feriranno i piedi o gli spallacci inizieranno a ferirvi le spalle.
In quel momento troverete voi stessi, e come è accaduto a me, dei fratelli.
Testo e immagini di Andrea Colarieti